martedì 25 luglio 2017

Io vagabonda


Buongiorno a tutti. Oggi vi racconto di domenica sera, alias la mia night out. Sì avete capito bene, a un certo punto, di ritorno da Agordo, avevo bisogno di un po' di intimità in giardino perchè il viaggio mi aveva scombussolato il pancino. E quindi... siccome mia sorella Nala mi stava addosso, ho pensato bene di uscire dal cancelletto che porta al garage e cercare un posticino appartato tutto per me. 
Questa è la mia versione dei fatti. Nella foto seguente, quella della mia mamma che era stanchina e le era caduta la palpebra mentre stava accomodata sul divano.
Dopo circa un quarto d'ora di pisolo, la mamma è venuta a chiamarci in giardino. Nala si è presentata con il frisbee d'ordinanza in bocca. La mia versione dei fatti è che non l'ho sentita. E non l'ho sentita perchè stavo gironzolando, tutta nuda senza collare e guinzaglio, per il quartiere, attraversando la strada dove mi pareva giusto, riattraversandola dove sentivo un odorino invitante e facendo gli sberleffi agli altri cani dei vicini chiusi nei giardini. D'altronde, dopo sette anni, un giretto in solitaria è il minimo. La mamma Clo non è dello stesso parere e infatti ha avuto delle apparizioni del genere, mentre urlava, correndo a destra e a manca per il giardino vuoto, il mio nome.
Per me invece si aprivano prospettive fantastiche, e mi sono soffermata un pochetto davanti al cancello di quel fighissimo di Baloo per vedere se usciva in giardino... avevo gli occhi a cuoricino e la coda arricciata.
Quello che non immaginavo invece era che alla mamma sono passate davanti un milione di immagini traumatiche e aveva perfino pensato di ingaggiare questi due per cercarmi.
Io stavo zampettando tranquillamente, annusando alberi, aiuole, seguendo il solito tragitto serale, visto che la mamma era stanca. Mi era parsa un'ottima idea. 
Al contrario, mamma dopo dieci minuti aveva già in mente questo film, dove il cane muore sotto un camion e l'angelo Michael lo riporta in vita, con notevole spargimento di piume. Sì sì, bella scusa per avere a che fare con John Travolta, ma magari non occorre che mi faccia spianare da un tir.
Finito il mio giretto mi era venuta sete, così mi sono appostata davanti al cancello chiuso, prima o poi mi avrebbe aperto o l'avrebbe avvertita Nala che ero lì.
E che è successo? E' arrivata lì con gli occhi a palla, fuori dalla testa, me ne ha dette tante tante, tutte concentrate in cinque minuti di strilletti e lacrime a profusione, però poi sono stata vittima di una scena che neppure in Hachiko avrebbe funzionato tanto bene. Mi ha presa in braccio mi ha detto che non può vivere assolutamente senza di me, che sono la sua salvavita e che non devo più allontanarmi altrimenti le viene un coccolone (chissà che è, a me le coccole grosse piacciono e di brutto ma i maschi delle coccole non so cosa siano...). Insomma una marea di baci dopo tutto è tornato alla normalità: io nella cuccia leopardata, mamma sul divano esausta (ogni tanto mi cercava con la mano penzoloni), Pilù a cena in piscina e la Nala ad annusare il sedere di Zizou che tentava di graffiarla, spaparanzato sul tavolo. Tutto è bene quel che finisce bene.

 
 
 
 









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